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IL SIGNIFICATO DELLA SCULTURA LIGNEA TRA PASSATO E PRESENTE

IL SIGNIFICATO DELLA SCULTURA LIGNEA TRA PASSATO E PRESENTE

26/05/2012

Il significato della scultura lignea tra passato e presente

Perchè sorge un'associazione di scultori

Il territorio che comprende le Pertiche, con Lavenone, Idro ed Anfo, il Savallese, parti dei dodici "comunelli" dell'antica Valle Sabbia, non è solo montano ed a conduzione agro-silvo-pastorale e/o generatore di quella magnifica impresa industriale che fu la metallurgia, ma affonda le radici nell'essere, questa terra, ricca di storia, di tradizioni, di emozioni spontanee.
"Habitar in sta terra" è di un profondissimo significato che si coglie nella notte dei tempi, ma più recentemente (e si fa per dire perché ci riferiamo all'anno Mille e al dopo Mille ) negli attenti e laboriosi interventi dei monaci Benedettini di Serle, e anche degli Umiliati, dei Padri Bianchi di S. Francesca Romana, degli Olivetani, che hanno costruito, nella cultura cristiana, l'ethos e l'economia dei paesi nei quali viviamo e, nel passare dei secoli, tutto ciò si è consolidato diventando memoria, tempio e custodia di ciò che è più sacro nell'uomo.
Dal Pian d'Oneda fino alle convalli del Savallese e della Pertica (comprendente Presegno ed Hano) sorgono, così dalle paludi come dalle alture, piccole case contadine, il monastero di S. Giacomo delle Caselle (minuscolo centro culturale e ospizio per i pellegrini che transitavano nella Valle), le pievi matrici di Idro e di Mura, da cui deriveranno, per contingenze giuridiche e logistiche, le varie filiali, in particolare le chiese parrocchiali e diaconali. Numerarle tutte non è certo impossibile, ma sicuramente arduo se, a tutt'oggi, le sole Pertiche ne contengono ben ventidue.
Tutti luoghi, i nostri, strategici militarmente, significativi politicamente e sbalorditivamente ricchi d'arte: basti pensare alla Rocca d'Anfo (che qui solo citiamo come esempio di fortificazione nei tempi), ma anche sintesi di un'intera Valle, la Valle delle "chiese", delle "rocche", dei "castelli".
Lo vogliamo dire:
• la Valle del Pre-rinascimento e del Rinascimento si presenta con i:
S. Rocco di Bagolino, S. Antonio di Anfo, S. Maria "ad undas" di Idro, S. Stefano di Nozza, S. Lorenzo di Odolo, S. Andrea di Barbaine, S. Martino di Levrange, S. Lorenzo di Promo, S. Lino di Binzago, S. Lorenzo di Presegno, ecc.;
• la Valle delle "cattedrali" gareggia in monumentali costruzioni basilicali, quali quelle di S. Giorgio (Bagolino), dell'Assunta (Vestone, Provaglio, Mura e Vobarno) , di S. Bartolomeo (Lavenone), dei SS. Pietro e Paolo (Preseglie), di S. Zenone (Ono Degno), di S. Giovanni Evangelista (Bione), di S. Silvestro (Comero), ecc., in un'ondata rinnovatrice settecentesca, che coglie nel cardinal Querini il magnate propulsore, non semplicemente di cristianità, ma anche di edificazioni costruttive di templi, rivelatori, materiali ed esteriori, dello spirituale e interiore "secolo d'oro" della Chiesa Bresciana, in una esplosione del "gran teatro artistico del barocco ligneo, scultoreo, plastico";
• ma anche la Valle della "civiltà contadina" e "artigiana", dove elementi quotidiani ed essenziali sono: il quotidiano faticar, la concretezza, la "cultura della cosa" (la pittura veneziana nasce direttamente dalla "cosa" e dalla "cosa" nasce la scultura lignea), la supremazia dell' "utile", del "sapere elementare", forte, arguto, secco, senza fronzoli.
Questi ultimi concetti ci introducono nell'attualità, perché la "cultura della cosa", dell' "utile", del "sapere elementare" (che non è lo scontato, il semplificatorio) non è tramontata, ma tramandata nella Valle trasformata dalla modernità.
Questa Valle è in cerca di una sua collocazione "culturale", di "suoi riferimenti" nella complessità della globalizzazione che l'ha investita, soppiantando una cultura semplice e lineare (come quella contadina e artigiana), che infondeva sicurezza nel presente e nel futuro, essendo ben radicata nel passato.

Noi, oggi, nel nostro piccolo, abbiamo dei dati di concretezza sui quali ragionare
• la presenza di un plurimo associazionismo artistico-culturale in Valle (anche la nostra Bottega d'arte e la associazione Labes ne sono parte);
• le frequenti presenze di mostre collettive e non, di simposi ad ampio spettro di proposte artistiche e letterarie.
Sono due segni emblematici culturali di riflessione, di ricerca e di interazione nella globalizzazione segnata da internet, dalle simultaneità e velocità, dalle notizie che si autodistruggono.
Le risorse artistiche e culturali (i frutti della riflessione) si rivelano sempre più una leva per una creazione di valore di sistema, alimentando le identità di una comunità.
La rilevanza strategica della conoscenza artistica (nel nostro caso lignea) è fonte di comportamenti (sociali e associativi) tesi al miglioramento della qualità del capitale umano e relazionale, oltre che dell'ambiente fisico, cognitivo e simbolico.
Associarsi e produrre beni culturali sono fattori co-generativi di un mondo dove, accanto ai tradizionali luoghi deputati alla fruizione e alla trasmissione dell'arte (biblioteche, musei, collezioni, gallerie, ecc.) vi sono "altri luoghi", meno istituzionali, ma non meno importanti, capaci di sprigionare nuove idee, nuovi gusti estetici, nuove idealità.
Sono luoghi che aprono a molteplici forme di creazione dell'arte e della sua percezione, con modalità soggettive e comunitarie, relazionali con spazi individuali e collettivi, capaci di associazionismo (community) che crea ex-novo una sua spazialità, il contesto nel quale ricreare condizioni di riproduzione di fonti e oggetti per dare continuità collettiva ai processi creativi.
Community che auto-creano e auto-organizzano una loro contestualità, un loro modo di essere, ponendo in relazione diretta artisti e fruitori verso una produzione di artefatti, manufatti reali e virtuali con fondamenti artistico-creativi tali da costituire "vere opere relazionali".
Obiettivo dell'artista e degli artisti, obiettivo nostro, non è semplicemente quello di rappresentare i soggetti-oggetti, ma di creare con essi una relazionalità, una interazione con l'altro (il fruitore), una reciprocità.
Il territorio fisico e sociale diviene, allora, un connettore sempre più dedicato al consolidamento di queste community of art and culture (Klamer, 1996), di questo associazionismo di scopo e di finalità alte.
La governance del territorio deve prendere atto di queste forme culturali e associative, di questa nascente socialità diffusa, auto-organizzativa, capace di cultura dialogica che può divenire virtuosa spesso e se adeguatamente supportata da azioni di continuità e di valorizzazione del loro patrimonio artistico espresso.
L'essere associazione, il proporre arte visiva, nell'essere vivo presente e prospettiva futura, coglie la sintesi culturale anche del suo passato.
Nella nostra fattispecie, quindi, una tradizione d'arte continua.
Ci rifacciamo in particolare al passato periodo barocco che è testimone di un largo fiorire, in Val Pertica soprattutto (ma anche nelle valli trentine e nelle altre bresciane) di autentici artisti dello scalpello, oltre che per l'abbondante presenza della materia prima, anche per la naturale propensione (propria dei montanari) a ricavare dal legno numerosi e svariati oggetti: dagli strumenti di lavoro, alle suppellettili per la casa, agli arredi profani e sacri.
Il legno, materia duttile, semplice elemento, dall'agile scalpello, guidato dalla mente, fa emergere forti messaggi, ideali simboli, plurime forme di creatività.
Dalle cinquecentesche Vergini, dai volti umanamente materni, ai floreali trionfi e ai tripudi di putti delle ricche soase delle chiese, la Valle Sabbia offre al Sillabo artistico una numerosissima schiera di interpreti: dai Pialorsi di Levrange detti Boscaì, ai Bonomi e Flocchini di Avenone, ai Ginamni ed Ebenestelli di Vestone, ai Bertoli di Prato, ed altri ancora, come il trentino Baldassar Vecchi.
Come, del resto, non può essere dimenticato il più antico intaglio ligneo valligiano del Visello (ora nella parrocchiale di Preseglie) della "Dormitio Virginis", ossia del "Pianto degli Apostoli per la scomparsa di Maria", opera a cui ogni sculture valligiano non può non attingere nella portata storico-culturale, anche per l'apporto di influenza tipicamente orientaleggiante.
Sorgono, allora come oggi, le "botteghe d'arte", autentiche scuole di intaglio ligneo.
Dalla storia passata a quella presente, la connessione è chiara: il rifiorire di un'arte è legato alla trasmissione dei saperi di quell'arte stessa.
Creare, sviluppare, incentivare "botteghe", come "scuole", è l'elemento da sottolineare, è acquisizione altamente sociale, ricca di meriti e di significati..
Dove vi è un "maestro d'arte" vi sono alunni che apprendono, che crescono nell'espressività, nella tecnica, nella capacità interpretativa di un mondo esteriore, ma spesso e approfonditamente interiore.

 

 



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