BOTTEGA DI SCULTURA ARTE E STORIA DI PERTICA BASSA

IL SANTUARIO DEI MORTI DI BARBAINE

IL SANTUARIO  DEI MORTI  DI  BARBAINE

23/05/2012

IL SANTUARIO DEI MORTI DI BARBAINE

Negli immensi, verdi spazi che si stagliano dinnanzi all'attonito sguardo del visitatore, sulla dominante altura a mezza distanza fra Belprato e Livemmo, sorge la millenaria chiesetta/santuario dei Morti di Barbaine. E' luogo di pace, di silenzio, di raccoglimento, di testimonianze.
Un popolo montanaro, ostile alle innovazioni, arroccato, non solo materialmente, su luoghi irti ed aridi, ma anche su posizioni strutturalmente non portate al cambiamento, perché strappate conquiste di lotta, di sudore, di sacrificio, ha lasciato le tracce culturali del proprio passato umano, religioso, artistico. Gente povera, come il nudo rosso mattone che incornicia, senza superflui fronzoli, ma con cromatici effetti di rara semplicità, la facciata della sperduta cattedrale dei poveri, ha cavato le pietre, le ha sgrezzate, le ha combinate, una sull'altra, una accanto all'altra, come note susseguenti di una ballata, rustica e illustre, per trarne un edificio per Dio.
La lode all'Essere supremo si è trasformata nel dono povero dei poveri, nei nudi materiali, nella sgrassata biancastra calce, nella disadorna pietra. Quella pietra che, scartata perché di sterile montagna, ma unita alla biancastra sgrassata calce, è diventata edificio, chiesa, cattedrale.
Tale il santuario di Barbaine.
La chiesa è fra le più conosciute della provincia ed accanto vi è stato eretto il monumento ai Caduti della Resistenza valsabbina.
Già nel 1800 è ricordata come "antichissima chiesuola sorgente in luogo eminente, sorta sopra un sacello romano e che vuolsi essere il primo tempio della Val Pertica" (Strafforello).
Lungo i secoli la costruzione attuale fu soggetta ad aggiunte e modifiche che non danneggiarono, però, la struttura originaria, in stile lombardo, della chiesa; tuttavia, le pareti furono internamente rivestite di intonaco, coprendo, così, gli affreschi. Alcuni, per lo più ex-voto, furono portati alla luce, altri irrimediabilmente persi.
L'interno, ad una navata, aveva due altari dedicati alla Vergine e a S. Andrea.
Nei primi tempi fu semplice cappella, poi chiesa soggetta alla pieve di S. Maria di Savallo di Mura, che estendeva la sua giurisdizione sul Savallese e sulle Pertiche.
Prime notizie certe su Barbaine si desumono da una sentenza del 1384. Si confermavano alla chiesa i diritti che già precedentemente aveva acquisito nei confronti delle vicine comunità, che tentavano di rendersi indipendenti religiosamente e d economicamente. In particolare Noffo, Lavino e Navono dovevano dare alla chiesa una parte del macinato del mulino a due ruote di Fusio.
Nel Catalogo Capitolare del 1410, aggiornato su una precedente registrazione censuaria del vescovo Berardo Maggi, Barbaine viene elencata come avente un reddito di cinque libbre e nel Catalogo Queriniano dei benefici relativi al 1532 con reddito pari a 22 ducati annui, cifra che nel 1580, anno della visita di S. Carlo Borromeo, aveva raggiunto i 100 ducati.
Anche gli Atti della visita pastorale del vescovo Bollani ricordano Barbaine; ad essa erano sottoposte le chiese di S. Antonio di Prato, di S. Marco di Livemmo, di S. Bartolomeo di Avenone.
Appena più tardi, nel 1574, Don Christophoris Pilatus sancisce di fatto la perdita della titolarità di parrocchia alla chiesa, già nel 1491 lasciata, come sede, dal rettore Don Giacomo qm. Genesio de Solagiis de Monticulo, andato ad abitare presso la chiesa di S. Marco di Livemmo.
Barbaine resta officiata nei soli giorni festivi, con l'abbandono dell'uso del fonte battesimale, del cimitero e del SS. Sacramento.
Il vescovo Marino Giorgi, nel 1603, ne decreta definitivamente lo smembramento nelle parrocchie di Prato, di Avenone, di Livemmo.
Le pesti, soprattutto quelle del 1576-77 e del 1630, decimano la popolazione anche nella Pertica.
Don Antonio Zambelli, rettore nel 1704 di S. Andrea di Barbaine, narra che, nel 1630, Livemmo,
a causa della peste, restò con sole 72 persone delle 692 prima dell'epidemia.
Si scavano fosse comuni a Barbaine ed il luogo diventa assidua meta di venerazione di molteplici processioni delle parrocchie delle Pertiche.
Ai morti di Barbaine si implorano grazie, si domandano favori, si intercede per tutte le necessità.
L'ex-voto su tela, ancora conservato, rappresenta l'affluire, da più parti, di devote processioni per chiedere la pioggia, stante una lunga, micidiale siccità (6).
La tradizione è rimasta sino ai nostri giorni.
Dalle parole di una delibera della Vicinia di Levrange, riviviamo uno di quei momenti di devozione: "...Adì 11 agosto 1786 (seguono i nomi dei capifamiglia) di più fu preso parte di concorrere alla Funzione da farsi procisionalmente alla chiesa di Barbaine e pregar con divotione li Morti col canto delli oficii e messa solenne e predica...".
Un rito, di derivazione pagana, fu in vigore per lungo tempo: le giovani spose, trasformando ed imitando i riti di Priapo, baciavano il chiavistello del portale della chiesa per ottenere la fecondità. E le ragazze per trovare entro l'anno il fidanzato (7).
Il santuario, fino all'anno 1985, risultava nell'abbandono e nell'incuria. Poi, sia per la collettiva presa di coscienza della sua straordinaria ricchezza storica, culturale e religiosa da parte della popolazione, ma soprattutto per il fattivo interessamento di un benefattore, il sig. Angelo Turrini, è stato subito messo in atto il restauro, esterno ed interno.
L'impegnativo programma ha voluto prevedere il recupero dell'attuale santuario, risultato di una serie di successive trasformazioni e aggregazioni di strutture diverse, alcune abbastanza facilmente databili, altre, invece, non ancora chiaramente riferibili ad un'epoca precisa.
Il delicato intervento ha ridato all'opera non solo un consolidamento conservativo, ma anche il mantenimento dell'uso dei materiali e dei procedimenti artistici e artigianali tradizionali, soprattutto per quanto riguarda le coperture tipiche quali i coppi, i lignei soffitti, le pavimentazioni in cotto, la nuda pietra "a vista".
Sono state così riprese e incentivate attività artigianali legate all'edilizia e tipiche delle valli alpine. Il pavimento in cotto è il prodotto artigianale di un antico procedimento manuale allora in atto (oggi non più) presso la fornace Morettini di Sabbio Chiese, unica in quel frangente rimasta in quella zona a continuare una tale lavorazione.
Allo stato attuale il complesso di Barbaine si presenta costituito dalla chiesa e da un edificio addossato, di ridotte dimensioni, ad uso di abitazione.
Pur risultando costruito in più periodi, presenta caratteristiche unitarie date dalla continuità nell'uso dei materiali e dalla prosecuzione di una tradizione costruttiva spontanea.
Il santuario sorge nel suggestivo paesaggio che la naturalistica tavolozza del pittore bresciano postimpressionista Edoardo Togni (1884-1962) ha saputo portare a celebrazione e a sublimazione.
La chiesa, ad unica navata, realizzata con il sistema ad arco diaframma in stile gotico, irregolare, è coperta con tetto a capanna, affiancata da un campanile rimasto dopo le varie aggiunte all'interno.
La facciata è composta sopra un impianto ancora romanico, "ad quadratum", con piccolo oculo circolare strombato sopra un portale in grigio monolito di notevoli proporzioni a guisa di antichissima porta tebana dei leoni.
La parete sud è ornata da alcune bellissime monofore romaniche strombate, tipiche delle più vetuste architetture di valle. L'uso del vivo mattone, obliquo, si ritrova in diffusi esempi di architettura gotica degli ultimi anni del Quattrocento, soprattutto nei territori bresciano e trentino. Così pure il coreografico motivo in laterizio del cornicione di facciata.
L'interno del tempio presenta, oltre ad un arco acuto a tutto sesto, ancora appartenente alle forme romaniche originarie, tra l'area presbiterale e quella assembleare, anche arconi ogivali che ne costituiscono la coreografia e nello stesso tempo la nervatura.
Tra il Seicento e il Settecento venne alzata, sopra il coro, una copertura a crociera, tolta nel 1960.
Il coro, in noce intagliato, è stato rimesso a nuovo, pur nella semplicità dei pochi elementi rimasti.
La lignea cornice, che racchiudeva la secentesca tela trafugata in epoca recente, è attribuibile nelle forme barocche e nel caratteristico risvolto artistico all'arte dei Boscaì di Levrange.
Ora il dipinto centrale è rappresentato da una pala modernamente cromatica, che vuole, con apprezzabile intento neofigurativo, riprodurre Madonna e Santi nella posa del precedente quadro. E' opera del pittore statunitense Woodron Robarge ed è dono a Barbaine da parte dei parrocchiani di Novato (California), in occasione dell'inaugurazione dei restauri: 28 giugno 1987.
Le testimonianze pittoriche delle pareti interne appartengono a diverse fasi, chiaramente leggibili.
L'affresco, maggiormente composito e stilisticamente pregevole, è senz'altro la "Crocifissione con santi ed oranti", drammaticamente proteso a suscitare nei fedeli la "pietas" religiosa e a riaffermare il rigoroso assunto trinitario di Dio.
Da notare la presenza di S. Andrea, con la caratteristica croce e, il primo, da destra, S. Antonio abate, santi i cui culti erano (e lo sono tuttora) particolarmente presenti nella Pertica.
La serie di affreschi intorno alla nicchia, che un tempo racchiudeva l'altare della Madonna, appartiene a diversi momenti figurativi e a collaborazioni di più mani. L'ex-voto, come commissione di devoti che hanno ricevuto specialissimi segni dall'alto, non è di per sé legato a cicli pittorici, ma diventa espressione particolare del momento di grazia ricevuto.
Prevalgono i valori cromatici fondamentali, in un linguaggio tardo-gotico che man mano si incammina in un timido gusto rinascimentale.
Nel fronte interno dell'arcone ogivale di sinistra, che fa da contrafforte alla stessa nicchia, finissima nei lineamenti, ipostaticamente dolce, la figura di Cristo, Redentore del genere umano. Nella plastica bellezza delle forme si intravede la presenza di nuovi influssi artistici, di raffinato gusto, di positiva evoluzione formale.
Sempre sul lato sinistro della navata campeggiano le figure di S. Lucia ( 8) e di S. Stefano (9), con i paramenti diaconali e il vangelo, testimonianza di vita e di morte.
Nella parete interna di destra, un interessante affresco popolare, ma anche di forte "azione mediatica" propone l'episodio di antisemitismo del presunto martirio del beato Simonino, "quel prode fanciullo dalla diabolica rabbia degli Ebrei in Trento con mille pugnalate, in odio solo della cattolica fede, trafitto".
L'affresco, della prima metà del ‘500, (la data del presunto martirio è del 1475), riporta nel tema e nel tono la vicenda di intellettualistica e fantastica costruzione. Gli allora "perfidi" ebrei, marchiati pittoricamente con il cerchio della emarginazione politico-culturale-religiosa, appaiono, seppur statici nei movimenti, dinamicamente efficaci negli sguardi persecutori, nei cromatici effetti di rara crudeltà.
Al centro il nuovo sacrificale Agnello, prefigurazione e simbolo di Cristo, immolato dalla sua stessa stirpe.
Il quadro di Barbaine prorompe di una carica emotiva tutta simile all'evento scatenato nei cattolicissimi ambienti della terra trentina.
La stessa tipologia di affresco la si ritrova a Gavardo (chiesa di S. Rocco) e a Cerveno, nell'ex-cappella dei Disciplini, adiacente alla chiesa parrocchiale, ed a Malegno di Valle Camonica, dove, sulla facciata nord della vetusta chiesa di S. Andrea, la storia di Simonino è narrata in quattro scene, la terza delle quali è somigliante sia a quella di Cerveno che di Barbaine.
Poco prima del primo arcone di destra, sulla parete, sono affrescate le icone dei santi venerandi vescovi di Brescia, S. Apollonio e S. Filastrio.
I santi appaiono nella stessa ieratica impostazione di quelli raffigurati in S. Filastrio di Tavernole: bizantineggianti nell'espressione, riflusso di una ricercata cultura figurativa arcaica, staticamente imponenti, denotanti presbiterale saggezza.
La dovizia del ricamo del margine superiore, le snelle loggette, la simmetrica precisione degli elementi ripresi testimoniano antiche forme figurative, precedenti senz'altro nella datazione a tutte le altre immagini ivi rappresentate.
Pia devozione quella dei Morti di Barbaine!
M'avvio sulla antica, dissestata mulattiera che dal bivio di S. Rocco mi porta a Barbaine.
Da un ex-voto dipinto, ho appena raccolto l'immagine delle processioni perticarole che, dagli sperduti borghi, portavano al santuario cristiano. Stendardi, drappi, colori variegati, preti settecenteschi nella paramentale dovizia, confluivano ad un unico punto di incontro. La spersa chiesetta ridiveniva fulcro, religiosa congiunzione di popolo, per onorare i defunti.
Pia devozione, quella dei Morti di Barbaine!
Me la sono sentita ripetere, quante volte, la secolare ingiunzione rivolta ai bimbi e vispi e capricciosi:
"Ti verranno a tirar le gambe i Morti di Barbaine!"

Accanto al santuario sorge, dal 1965, nella semplice coreografia di marmoree steli spezzate, il monumento ai caduti partigiani della brigata "Giacomo Perlasca", civile monito contro ogni guerra e ogni guerra civile.


(....a cura della Bottega di Scultura di Pertica Bassa).

 



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